martedì 26 febbraio 2008

Mai come ieri

Perché essere felici
per una vita intera
sarebbe quasi insopportabile
Forse meglio dondolarsi
fra l'estasi e la noia
cercando le risposte più plausibili
Com'era l'albero
così sarà il frutto
Dolce pensiero di vivere tutto

Non può essere mai come ieri
mai più la stessa storia
Non può essere mai come ieri
mai quella stessa gloria
Su vieni e riabbracciami
se ti ho perso è stato solo per un attimo

Ci sono infinite cose deliziose
così vicine agli occhi
che non le sai vedere
Quanto tempo abbiamo perso inutilmente
seguendo dei percorsi inevitabili
Com'era l'albero così sarà il frutto
Dolce pensiero di vivere tutto.

giovedì 14 febbraio 2008

Sì, por detràs de las gentes

Sì, al di là della gente
ti cerco.
Non nel tuo nome, se lo dicono,
non nella tua immagine, se la dipingono.
Al di là, più in là, oltre.

Al di là di te ti cerco
Non nel tuo specchio e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre.

Al di là, ancora, più oltre
di me ti cerco. Non sei
ciò che io sento di te.
Non sei
ciò che mi sta palpitando
con sangue mio nelle vene,
e non è me.
Al di là, più oltre ti cerco.

E per trovarti, cessare
di vivere in te, e in me,
e negli altri.
Vivere ormai di là da tutto,
sull'altra sponda di tutto
- per trovarti -
come fosse morire.

Pedro Salinas (Madrid, 1891 - Boston 1951)

mercoledì 13 febbraio 2008

Belly up

così voglio muovermi, vivere, amarti...

martedì 12 febbraio 2008

Love's Secret

Non cercare mai di dichiarare il tuo amore,
amore che non si può mai dichiarare;
perché il vento gentile soffia
silenzioso, invisibile.

Ho dichiarato il mio amore, ho dichiarato il mio amore,
le ho svelato tutto il mio cuore;
tremante, raggelato, con paure indicibili.
Ah! lei se ne andò!

Appena mi lasciò,
un viandante passò di lì,
silenzioso, invisibile:
gli bastò uno sguardo, fu sua.

William Blake (1757 - 1827)

sabato 9 febbraio 2008

Leisure

Cos'è questa vita se, piena di preoccupazioni,
Non abbiamo il tempo di fermarci a osservare.
Non il tempo di fermarci sotto i rami
E osservare a lungo come le pecore o le mucche.
Non il tempo di vedere, quando passiamo nei boschi,
Dove gli scoiattoli nascondono le noci nell'erba.
Non il tempo di vedere, alla luce del giorno,
Ruscelli pieni di stelle come cieli di notte.
Non il tempo di volgere lo sguardo alla bellezza
E osservare i suoi piedi danzare.
Non il tempo di aspettare che la sua bocca arricchisca
Il sorriso che gli occhi hanno accennato.
Povera vita è mai questa se, piena di preoccupazioni,
Non abbiamo il tempo di fermarci a osservare.

William Henry Davies (1871 - 1940)

giovedì 7 febbraio 2008

Lovers' Infiniteness...

Se ancor non ho tutto l'amore tuo,
cara, giammai tutto l'avrò;
non posso esalare un altro sospiro per intenerirti,
né posso implorare un'altra lacrima a che sgorghi;
ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti
- sospiri, lacrime, e voti e lettere - l'ho consumato.
Eppure non può essermi dovuto
più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;
se allora il tuo dono d'amore fu parziale,
si che parte a me toccasse, parte ad altri,
cara giammai tutta ti avrò

Ma se allora tu mi cedesti tutto,
quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;
ma se nel cuore tuo, in seguito, sia stato o sarà
generato amor nuovo, ad opera di altri,
che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime,
di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori,
codesto amore nuovo può produrre nuove ansie,
poiché codesto amore non fu da te impegnato.
Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale:
il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca,
cara, dovrebbe tutto spettare a me.

Tuttavia ancor non vorrei avere tutto;
chi tutto ha non può aver altro,
e dacché il mio amore ammette quotidianamente
nuovo accrescimento, tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;
tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore:
se puoi darlo, vuol dire che non l'hai mai dato.
Il paradosso d'amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta,
tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.
Ma noi terremo un modo più liberale
di quello di scambiar cuori: li uniremo; così saremo
un solo essere, e il Tutto l'un dell'altro.

John Donne (Londra, 1572 - 1631)

mercoledì 6 febbraio 2008

To His Coy Mistress

Avessimo abbastanza Mondo e Tempo,
non sarebbe un delitto, Signora, la vostra ritrosia.
Penseremmo, seduti, a quale strada prendere,
e come fare a trascorrere il nostro
lungo giorno d'amore. Voi sulla riva del Gange
trovereste rubini. Io presso l'onda
del fiume Hember mi lamenterei. Vi amerei
fino a dieci anni prima del Diluvio, e voi
se vi piacesse potreste rifiutarmi
fino alla conversione degli Ebrei.
Il mio Amore vegetale avrebbe il tempo
di diventare più grande di tutti gli Imperi,
e perfino più lento. Cent'anni se ne andrebbero
per fare complimenti ai vostri occhi, oppure
per contemplarvi il viso. Duecento
per adorare uno dei vostri seni:
e trentamila almeno per adorare assieme tutto il
resto.
Un Evo intero per ciascuna parte, e l'ultimo
alfine mostrerebbe il vostro cuore.
Perché senza dubbio, Signora,
questo cerimoniale ve lo meritate,
e io non vorrei amarvi a minor prezzo.
Ma alle mie spalle odo continuamente
l'alato Carro del Tempo che si avvicina veloce:
e laggiù, da ogni parte, avanti a noi
si stendono deserti di vasta Eternità.
La vostra bellezza, così, non sarà più ritrovata;
non si potrà più udire nel vostro sepolcro di
marmo
echeggiare il mio canto: allora solo i vermi
tenteranno
quella verginità che a lungo avete preservata,
e il vostro strano Onore sarà mutato in polvere,
tutta la mia lussuria trasformata in cenere.
Certo la tomba è un luogo intimo e bello,
ma dubito che alcuno vi voglia fare all'amore.
Dunque mentre il colore della giovinezza
ora si posa sulla vostra pelle
come rugiada del mattino, ora che l'anima
consente e brucia con fiamme importune,
finché possiamo goderci il piacere;
subito come uccelli da preda amorosi,
subito divoriamo il nostro tempo
piuttosto che languire nelle sue lente mascelle.
Tutta la nostra energia, tutta la nostra dolcezza
cerchiamo di addensarla in un'unica Sfera:
gettiamo i nostri piaceri con rude violenza
oltre i cancelli di ferro della Vita. Così
sebbene non si possa obbligare il nostro sole
a fermarsi, possiamo tuttavia obbligarlo a correre.

Andrew Marvell (
Winestead-in-Holderness, Yorkshire, 1621 - 1678)

venerdì 1 febbraio 2008

Il più bello dei mari

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.

Nazim Hikmet (Salonicco, 1901 - Mosca,1963)